Interessi usurari applicati da istituti bancari illeciti verso imprese con due fattispecie di usure.
L’applicazione d’interessi usurari da parte degli istituti bancari verso le imprese è una realtà più diffusa di quanto si possa immaginare. Essa può riguardare tutti i rapporti bancari quali conti correnti, mutui, leasing e finanziamenti. La giurisprudenza ha distinto diverse fattispecie di usurarietà degli interessi: si parla di usura originaria e sopravvenuta. L’usura originaria è quella di cui alla L. 24/01 che con norma di interpretazione autentica ha stabilito che, ai fini dell’applicazione sia dell’art. 644 c.p. che dell’art. 1815 c.c., si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui sono stati promessi o convenuti a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento. Occorre dunque rilevare il TEG al momento della sottoscrizione del contratto. In caso di pattuizione usuraria si applica l’art. 1815 c.c., non è dovuto alcun interesse. L’usura sopravvenuta, invece, si verifica quando il contratto prevede un tasso di interesse non usurario al momento della stipula, ma che è divenuto tale nel corso del rapporto a seguito della variazione dei tassi soglia, o semplicemente l’Istituto disattende le convenzioni originarie stabilite col cliente e applica tassi usurari. Secondo la normativa di riferimento, che va individuata nell’art. 1815 c.c. e nella L. 108/1996 e successive modificazioni, ai fini dell’usurarietà è necessario confrontare il TEG (Tasso Effettivo Globale) con il Tasso Soglia Usura vigente pro tempore per categoria di operazione corrispondente e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. La rilevazione del TEG viene eseguita secondo le istruzioni di Banca D’Italia, nelle quali vengono declinate le metodologie di calcolo e l’elenco degli oneri o delle voci di costo da includere o escludere dal computo del TEG. In caso di pattuizione usuraria gli interessi non sono dovuti. Un esempio concreto: Un nostro cliente stipulava un mutuo chirografario (senza ipoteca) per € 77.625,00, con un TEG del 5,48%, impegnandosi a pagare n. 60 rate da € 1.497,78 per un totale di € 89.866,80. ( TEG ha sostituito tasso). Dalle “indagini” effettuate dai nostri tecnici e dal Conulente del Giudice scopriamo che il cliente veniva costretto ad acquistare a corredo del mutuo: Detraendo le spese accessorie all’importo richiesto in mutuo si ottiene il netto erogato. Nella fattispecie il cliente ha ricevuto € 70.367,32 e non 77.625,00 come esposto in contratto e da lui richiesto. Il tasso reale applicato è pari al 9,2665% contro un TEG del 5,48% ed una soglia usura del 8,475%. Il tasso effettivo applicato all’operazione è superiore alla soglia vigente al momento della sottoscrizione del mutuo. Il mutuo stesso è in usura originaria e tutti gli interessi non sono dovuto ai sensi della legge 1815 cod.civ. Il dato è stato accertato sia in sede civile che penale, la banca è stata condannata a restituire € 19.499,48 oltre il danno e le spese legali. Questo è un esempio, esistono vari tipi di contratti bancari e varie metodologie di calcolo del TEG. ReAsset ha maturato una notevole esperienza nell’individuare eventuali sforamenti in ottemperanza alla normativa vigente ed alle prassi consolidate nei tribunali italiani.